SPACE LAB

Un lungo pedale di accordi evanescenti, costruiti su quinte parallele vuote, preannuncia il tema;flauti e ance lavorano su microframmenti quasi impercettibili che si appoggiano sulle trombe con sordina, quasi a creare un clima surreale e spaziale. Ecco, da qui è partito Giuseppe Ratti per scrivere "Space Lab", un laboratorio di suoni e, successivamente (quando il tema principale verrà ripreso), di ritmi. Questa composizione, che all'ascolto può sembrare complessa, ha in realtà un'unica cellula compositiva: la quarta discendente che i legni suonano alla seconda battuta. Giuseppe Ratti in questa composizione, pur avendo in mano come sempre una tavolozza di colori chiari e trasparenti adatti al grande pubblico e temi semplici e di effetto, ha voluto sperimentare nuove atmosfere e ritmi. Ha così prima fatto sentire il tema dell'Allegro nella sua completa stesura, per poi alterarlo ritmicamente in maniera semplice e allo stesso tempo molto complessa: quasi una mutazione genetica. La parte che porta al Lento conclusivo scorre quasi innocua all'ascolto, ma per l'intero organico è di grande impegno e difficoltà. Nel lento conclusivo riascolteremo il tema principale in modo semplice, genuino, depurato da ogni sorta di contrasto. Metafora di una vita che ci porta verso confini inimmaginabili ma che, alla fine, ci riporta inevitabilmente al punto dal quale partiti.