ARC EN CIEL

Kandinskij sostiene che il colore può avere due possibili effetti sullo spettatore: uno fisico, superficiale e basato su sensazioni momentanee, determinato dalla registrazione da parte della retina, ed uno psichico dovuto alla vibrazione spirituale attraverso cui il colore raggiunge l'anima. E per spiegare quest'effetto utilizza una metafora musicale: il colore è il tasto, l'occhio è il martelletto, l'anima è un pianoforte con molte corde. I colori freddi (ad esempio l'azzurro), sono abbinati a strumenti il cui timbro genera emozioni distanti e indifferenti, come il flauto o il clarinetto; mentre quelli caldi (come il giallo) vengono rappresentati dai timbri squillanti degli ottoni, capaci di trasmettere una vitalità prorompente. La composizione inizia in contrappunto fra le varie sezioni, che lungo la sua stesura pian piano, si aggiungono alla cellula melodica iniziale proposta dal flauto, a rappresentare uno ad uno i colori che compongono l'arcobaleno. Il tema principale, di carattere corale, raffigura i colori nella loro totalità e la sua esposizione, in tonalità differenti, incarna l'effetto cangiante del cromatismo visivo.