CANTI NELLA MEMORIA

Se fosse un’immagine, una fotografia, a definire i contorni ed i contenuti della realtà in cui viviamo sarebbe interessante osservare i particolari che oggi ci circondano e confrontarli con quelli di ieri. Il colore ed il bianco e nero, il computer e la penna, il satellite e la radio, sono solo piccoli elementi che segnano il cambiamento. È curioso osservare come nei vari momenti di crescita e di sviluppo, dove tanto si guadagna e si migliora, molto viene dimenticato, abbandonato, considerato inutile e superato. Il progresso inevitabilmente cambia i valori: tutto deve apparire e primeggiare, non importa se poi svanisce e non rimane nella memoria, la cosa importante è guadagnare il momento, vincere. Ecco la foto a colori.
La fotografia opaca, in un bianco e nero magari sfuocato, trasmette invece la semplicità di un gesto il calore di un momento, ed andando oltre l’immagine rimane il sapore, il sentimento, il valore.
Come ormai si dice, è la mancanza di questi valori a segnare la netta differenza tra momenti passati ed attuali e, rompendosi il legame con la tradizione, si sono persi i punti di riferimento e di confronto. In questo contesto, la composizione “Canti nella memoria” si propone di rievocare alcuni dei canti tratti dalla tradizione folcloristica italiana. Motivi come “La bella la va al fosso”, “Vola, vola, vola”, “Fenesta che lucive”, “La Valsugana” sono tipiche immagini sonore che caratterizzano da subito particolarità ed elementi unici, preziosi di contenuto storico, popolare ed umano che spaziano dalla Lombardia all’Abruzzo, dalla Campania al Trentino Alto Adige.
Il piccolo segno che si vuole lasciare è la volontà di una ricerca sempre più convinta di questi valori ed una rivalutazione della tradizione nonché dei suoi significati.