NODAS

Non poteva scegliere un titolo migliore Lorenzo Pusceddu per il suo ritorno ad Itaca dopo tanto peregrinare nel vasto mondo della musica internazionale. Noda, in sardo, è una parola che racchiude un concetto complesso: non indica una semplice nota musicale ma una frase di senso compiuto all’interno di un componimento. Più nodas, eseguite secondo un principio di continuità estetica e tematica, costituiscono la struttura portante del ballo sardo. Lo stesso può dirsi per la composizione poetica, fondata sulla capacità dell’autore di creare versi e di abbellirli con l’abito metrico più adatto. Su questo concetto si basa la “Fantasia di balli e canti della tradizione sarda” che il maestro ha voluto regalare alla sua terra. La musica, in Sardegna più che altrove, è indissolubilmente legata alle parole: nel canto a tenore e nella poesia improvvisata, negli inni ai santi (gocius) e nell’atto di dolore delle prefiche (atitidu). In questo lavoro, Lorenzo Pusceddu richiama tre brani-simbolo della tradizione popolare, scritti in epoche diverse da autori molto distanti tra loro per formazione e ceto sociale: il nobile magistrato di Ozieri Francesco Ignazio Mannu, l’avvocato e scrittore sarulese Badore Sini, il poeta scapigliato di Tonara Peppino Mereu. Al loro interno temi universali: l’amore, l’amicizia, il senso dell’onore, l’anelito di libertà di un popolo oppresso. “A Diosa”, “Su patriotu sardu a sos feudatarios” e “A Nanni Sulis” sono ormai parte integrante del patrimonio genetico isolano. Come le note del ballo sardo, perfetto collante ritmico di questa Fantasia. Racconta il tuo villaggio e sarai universale, scriveva Tolstoj. Una raccomandazione fatta propria da Lorenzo Pusceddu: il suo omaggio all’identità musicale della Sardegna è un ponte ideale che consentirà a tutti di raggiungere più facilmente l’Isola del vento e dei nuraghi e di conoscere da vicino la vera anima del popolo sardo. Pier Sandro Pillonca Giornalista