LA VIA DELLA LANA

La Via della Lana è una composizione in cui Luciano Feliciani, ispirandosi alle tradizioni musicali dei luoghi, condensa in una scrittura musicale descrittiva impressioni ed emozioni legate ai territori della provincia di Biella. Il brano si apre con un’idea ritmica affidata alle percussioni ad imitazione dei rumori del telaio artigianale antico, attraverso il quale avveniva la tessitura della lana. Da quest’idea ritmica prende le movenze una marcia austera e maestosa che cresce in modo dinamico, a rappresentare lo sviluppo tenace, ingegnoso ed operoso dell’industria tessile, principale attività di questa zona. Il ritmo delle percussioni si sviluppa lungo tutto il movimento, accompagnando la melodia e riproducendo, mutandosi di volta in volta, il sottofondo costante delle macchine tessili moderne. Il secondo movimento ha la forma di un valzer lento costruito su tempi irregolari. La melodia dolce ed espressiva, che descrive la bellezza delle montagne e della natura di questi territori, è sviluppata ritmicamente su tempi irregolari che riflettono, nella loro suddivisione interna, la struttura ternaria tipica del valzer. La composizione si chiude con un episodio allegro, vivace e solare, che celebra i traguardi raggiunti dall’industria tessile del biellese, una delle prime al mondo per la qualità della produzione: un vanto del nostro Paese per una millenaria tradizione laniera esportata in tutto il mondo. Il presente brano è dedicato alla nostra terra, alle persone che l'hanno vissuta e resa nobile; a coloro che con la loro imprenditorialità hanno fatto conoscere nel mondo intero la creatività delle nostre genti; alle maestranze che con il loro impegno quotidiano hanno reso possibile che ciò si avverasse; alle nostre montagne, alle nostre acque, che ci hanno onorato e ci onorano della loro presenza; ai musicisti che scrissero e ci dedicarono la loro musica, e a tutti coloro che la suonarono e cantarono. Un ringraziamento particolare alle famiglie dei Maestri Enrico Sabatini, Antonio Jezzi e Domenico Bovio. A futura memoria